domenica 3 gennaio 2016

EXHIBITIONS YOU CAN'T MISS #3 (E LA SINDROME DELL'AFFANNO)


Io sono bravissima nell'arte dell'autodiagnosticarmi malattie, ma pure in quella dell'inventarle di sana pianta. Per esempio, oggi, ho deciso che soffro della Sindrome dell'Affanno. Ovvero:  

"Trattasi di un particolare stato ansioso che spinge l'individuo a "fare cose", dove per "fare cose" s'intende riempire il tempo libero con attività ed eventi ritenuti indispensabili per l'accrescimento intellettuale. I sintomi più comuni si manifestano quando l'individuo non riesce a portare a compimento quanto prefissato, attraverso un malessere profondo, ancestrale e tormentato".

Vivere in una città come Milano alimenta la Sindrome. Intellettualmente parlando, si è sottoposti a una varietà tale di stimoli che è impossibile mettere a freno il cervello. Anche in vacanza. Soprattutto in vacanza.

cervello


Esattamente un anno fa, sono stata un mese a Londra per un corso. Ho rischiato di non riuscire a vedere Hampton Court, il Castello di Enrico VIII per intoppi vari e sono letteralmente andata in crisi mistica al pensiero che sarei tornata in Italia con una tale lacuna. Poi ce l'ho fatta, perchè l'affannoso ce la fa (quasi) sempre. Incastra tutto e ci riesce. Con affanno, ovvio, ma porta a termine la missione. Se per qualche sventurato motivo non riesce a fare tutto quello che si è prefissato, però, è il panico. Va in tilt. Per questo, io stilo liste su liste di eventi/mostre/concerti che non posso perdere, per non dimenticarli e avere sempre sotto controllo tutto quanto (se questa non è una nevrosi...). 

Hampton Court
Intanto, ho imparato ad apprezzare la passeggiata. A Londra ho preso la metro pochissime volte. Ho camminato così tanto che ad un certo punto si è infiammato un tendine di Achille, ho dovuto buttare le scarpe e ricomprarle. Ma se non avessi camminato, non avrei scoperto luoghi speciali e mi sarei persa l'80% delle cose belle che ho visto. Quindi, tempo permettendo, cerco di applicare lo stesso stile di vita anche a Milano, che non essendo Londra si gira tranquillamente a piedi. E vi garantisco che è un ottimo sistema per arginare l'affanno e avere la sensazione di fare le cose con calma.

Affannarsi a Milano è facilissimo. Per definizione, è la città in cui tutti sono normalmente di fretta perchè devono fare questo e quello e se non si muovono arrivano in ritardo e gli saltano tutti i piani.
E poi ci sono cose da fare ovunque, in qualsiasi momento e per tutti i gusti.
La sindrome dell'affanno non è proprio semplice da gestire, perchè dà la sensazione di aver fallito nella pianificazione del tempo, o di aver perso qualcosa di imperdibile e che mai ricapiterà l'occasione. Quantomeno mi ha guarito dalla sindrome del “Sì, poi ci vado”, che è peggio: quella che quando sai che c'è una mostra dietro il culo di casa tua, rimandi sempre la visita. “Tanto è lì, poi ci vado”; “Ormai è tardi, ci vado domani con calma”. Fino a che il tempo scade, e la mostra non c'è più. Avete presente quelli che conoscono a memoria il Met, il Louvre, il Prado, l'Hermitage, la National Gallery e non hanno mai visto i Musei Vaticani, no? Ecco.

Quindi il mio affanno, durante queste vacanze, mi ha dato la spinta per vedere due bellissime mostre senza il solito affanno. Un gioco di parole che svela un paradosso interessante, che è alla base del modus vivendi dell'affannoso tipo in vacanza: sfruttare il tempo libero per fare cose interessanti, invece che poltrire sul divano davanti a un film di Natale, con la panza piena di pandori e torroni Condorelli e in modalità plaid.

Eccole qua.

VIVIAN MAIER (Fondazione Forma per la Fotografia). Non ricordo come ho scoperto questa geniale fotografa, probabilmente leggendo di lei su qualche blog o rivista. Seppur mi avesse incuriosito, non ho sentito subito l'esigenza di fare ricerche o approfondire la questione. Fino a che il caso non ha voluto che la incontrassi di nuovo tra gli scaffali de La Feltrinelli. Ho guardato il documentario e mi sono innamorata di lei. Perchè era strana, sinistra, misteriosa, ambigua, bizzarra e impenetrabile, ma una cosa è certa: tata Vivian, perchè di professione accudiva i bambini,  aveva una sensibilità senza pari. Accumulatrice e collezionista di cose, osservatrice compulsiva, Vivian Maier ha fotografato per se stessa, sviluppando soltanto una minima parte dei suoi rullini. Come ha fatto questa donna a scattare sempre fotografie perfette e uniche, senza poter riflettere sul suo lavoro, sui suoi errori e successi? Non lo sappiamo. A lei non interessava guardare le sue fotografie. Per lei contava soltanto farle. Ed esserci. 


ALFONS MUCHA - Palazzo Reale. Sarò onesta: fino al secondo prima di scorgere il manifesto della mostra affisso in metro, non avevo idea di chi fosse costui. Avevo una vaga sensazione di "già visto", ma non saprei dire se per la somiglianza con Klimt, o perchè il suo lavoro è presente nell'immaginario artistico comune. Ho visto la mostra, allora, mossa dalla curiosità e dall'amore per il liberty e l'arte decorativa. Se amate Klimt e Tolouse-Lautrec, questa è la vostra mostra: si tratta sostanzialmente di poster e manifesti pubblicitari, ma una cosa li rende più vicini al mondo incantato dell'artista secessionista viennese: la presenza costante di donne meravigliose. Ora sensuali, ora eteree, ora innocenti, ora intense e fatali, il lavoro di Mucha (si pronuncia "Mukà") può apparire a tratti ripetitivo, e invece ogni donna racconta una storia diversa, che rapisce per la bellezza delle decorazioni che avvolgono le figure, adornate di fregi, ghirigori e fiori che sembrano trasportarle in una dimensione metafisica. La mostra, inoltre, apre interessanti parentesi sull'arredamento liberty, il Giapponismo e altri contributi artistici meno conosciuti all'arte decorativa. 


Alfons Mucha Job
Alfons Mucha - Job (1896)


Buon anno a tutti!
MLG

6 commenti:

  1. Praticamente sei andata alle due mostre che vorrei vedere anch'io, ma che purtroppo perderò, temo.
    Incredibile davvero come Vivian Maier facesse foto tanto eccezionali, così come il fatto che sia un personaggio misterioso, scoperto tanti anni dopo. Quest'estate volevo andare a vedere la mostra a Nuoro - visto che mi trovavo in vacanza in Sardegna - ma poi alla fine non sono riuscita. Che palle!
    Mucha è fantastico.

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    1. Proposta: se vieni a vederle ci torno con te. Sono quel genere di cose che non ci si stanca mai di vedere. Su Vivian Maier bisognerebbe farci un film... Mucha è stata una scoperta, e mi ha convinto ancora di più che bisogna addentrarsi il più possibile in ciò che non si conosce, più che in ciò che si conosce già. Il mio buon proposito del 2016, tra gli altri, è assecondare la curiosità e la voglia di scoprire.....

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  2. Introduco il commento dicendo che mi spiace il fatto di non essersi beccate lo scorso anno a Milano visto che tra una cosa e l'altro sono venuta su spesso ma confido ci saranno altre occasioni!
    La Maier l'ho scoperta qualche anno fa quando me ne parlò un fotografo inglese suggerendomi di vedere le sue foto, poi è uscito il film e poi beh oramai è diventata una celebrità fotografica ;)! La mostra l'ho trovata super piacevole e presto cederò all'acquisto del catalogo... me lo sento!
    Mucha non lo conosco e un po mi vergogno visto il mio soggiorno viennese ma mi hai messo una voglia matta di sapere qualcosa su di lui... inizio a leggere ;)!

    Erika

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    Risposte
    1. Erika, colpa mia. Ho avuto un sacco di cavoli sul lavoro e ho dovuto stargli dietro. Spero di avere ancora la tua stima, non sai quanto mi è dispiaciuto.
      Detto questo, hai la mia parola che non ci sfuggirà occasione. Io ho preso il libro, che poi mi ha detto la tipa della mostra che non è un catalogo relativo a quella mostra, ma una raccolta delle sue opere...comunque è bellissimo! Hai visto il documentario?
      Mucha è stata una scoperta anche per me...e ti confesso, anche io non avevo appreso nulla di lui a Vienna... mi ero concentrata su Klimt e mi ero lasciata sfuggire quest'altra bellezza! L'importante è recuperare :)
      Ma non vieni a farti un giro saldi a Milano? Io ti aspetto!

      Baci

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    2. Eheheh di saldi non se ne parla nemmeno qui in Ancona capirai a Milano ahimeeee...
      Il documentario l'ho visto al cinema tempo fa e adesso che ci penso dovrei comprare anche quello oltre al libro!! (Quando ero andata io li avevano finiti i libri ma la tipa mi ha suggerito di comprare una foto visto che sono in vendita nel caso volessi un souvenir ehm si certo...!)
      Ti capisco bene per il lavoro...e sono sicura che riusciremo a trovare modo di vederci questo anno ;)!

      Erika

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    3. Se vuoi il libro in vendita alla mostra te lo prendo io! Fammi sapere che ci faccio un salto in caso. Il documentario lo rivedrei un milione di volte, il libricino allegato è una raccolta di contributi molto interessante, cercano di tracciarne anche una sorta di profilo psicologico.
      Mi raccomando fammi sapere se vieni che andiamo per mostre e negozi!
      Baci

      Ang

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